“Sbagliando si impara” è un vecchio detto che in quanto tale spiega una profonda verità.
Ma alt! partiamo da una premessa importante: nella cultura giapponese l’errore viene identificato nello “Hansei”, ossia la comprensione dei propri errori verso una crescita personale.
L’intransigenza verso noi stessi e la costante ricerca della perfezione rappresentano
Ma esattamente in che cosa sbagliamo? Qual’è il fulcro
Lavorare in Italia senza aver prima conseguito un titolo di studio universitario è molto difficile e, per questo motivo, ci si sente spinti a scegliere una facoltà che sia nelle nostre corde e che, soprattutto, offra sbocchi lavorativi.
Come iniziata l’università, molti hanno anche la necessità di lavorare per sostenersi e pertanto, trovano un lavoretto qualunque: ripetizioni, cameriere, rappresentante di prodotti di cosmetica, commesso o commessa, fattorino delle pizze e altri.
Nella mia esperienza personale, anche io ho scelsi di conciliare lo studio con il lavoro e, fin tanto che si trattava di dare esami non avevo riscontrato alcun problema, anzi, la maggior parte dei professori, si era sempre dimostrata molto disponibile e cordiale con gli studenti lavoratori. Altri però, non erano dello stesso avviso, e ogni qualvolta che mi presentavo ai ricevimenti mi ripetevano: «ma lei si rende conto che il lavoro deconcentra dallo studio?», oppure «ma lei si rende conto che il 70% dell’esame sono le lezioni?» o anche, «ma non può lasciare il lavoro? Sennò la tesi come pensa di scriverla?».
È vero, sicuramente concentrarsi esclusivamente sullo studio, prendendo sempre parte alle lezioni, ha i suoi vantaggi ma il punto è un altro: gestirsi tra lo studio e il lavoro è difficile, subire il pressing dai professori o dai nostri genitori, è altrettanto pesante ed è proprio a questo punto che si può perdere di mira il nostro obiettivo: chi vogliamo diventare?
Di certo non esiste un comportamento giusto o sbagliato da tenere, anzi, credo che in generale vadano ascoltati i nostri giovani istinti e desideri di libertà e proprio perché si è giovani, possiamo permetterci di sbagliare, di fare lavori che non ci piacciono, capire che quell’indirizzo universitario scelto ci fa impazzire o ci fa schifo!
Permettetevi di sbagliare, prendetevi il lusso di farlo perché, come dice il detto sbagliando si impara.
Vi faccio un esempio personale: quando ero ancora alle superiori, mentre le mie compagne di classe avevano più o meno tutte la media dell’otto, io non andavo mai oltre il sei, giusto in spagnolo e francese avevo dei voti più alti, ma per il resto la maggior parte dei professori mi vedeva come la pecora nera della classe.
Furono in molti a scoraggiarmi di prendere l’università, quasi nessuno ebbe una parola di incoraggiamento per quello che sarebbe stato il mio futuro, eppure nonostante queste premesse, mi sono laureata e specializzata in Scienze linguistiche letterarie e della traduzione.
Se da un lato la scelta di continuare a studiare lingue fu il risultato di un interesse reale, crescendo mi resi anche conto che decidere di specializzarmi in lingue era per me un terreno sicuro, come cadere in piedi da un burrone!
Una volta laureata iniziai a guardarmi attorno in cerca di un lavoro, tuttavia con l’arrivo della pandemia di lavorare non se ne parlava e, per questo motivo, visto che siamo nell’era della tecnologia, mi segnai a dei corsi online sul digital marketing, materia per me assolutamente sconosciuta.
Se in un primo momento credevo che non sarei mai riuscita a superare l’esame finale, dopo un paio di settimane di studio intenso mi accorsi che quella materia mi piaceva veramente molto e, soprattutto, constatai che per quanto avessi amato i miei studi universitari, avrei potuto mettermi alla prova in materie diverse, come in questo caso il marketing.
Conclusione? Non si rinnega nulla nella vita, sono felice di aver intrapreso e concluso la strada delle lingue e della letteratura straniera, tuttavia se come nel mio caso pensate di aver scelto un indirizzo universitario o un lavoro solo per “sicurezza”, concedetevi la possibilità di mettervi in discussione, provando ad approcciarvi a qualcosa di diverso e che vi incuriosisce.
Abbiate il coraggio di essere felici.
Arianna Capogrossi